Testo di Elisa Piccioni
Testo di Elisa Piccioni
La clavicola è un osso lungo a forma di “S” che unisce lo sterno alla scapola.
La sua funzione è quella di collegare il tronco all’arto superiore e funge da fulcro per numerosi movimenti della spalla. Inoltre svolge il ruolo di protezione di vasi sanguigni, plessi nervosi e polmoni a lei sottostanti.
Generalmente la frattura di clavicola è associata a traumi diretti. Tali traumi possono avvenire per incidenti e cadute e negli sport da contatto. Gli sport che più spesso causano la frattura della clavicola sono:
La maggior parte delle fratture di clavicola si verifica in seguito a traumi o contrasti diretti sulla spalla o a cadute sulla mano con braccio teso in protezione.
Questo tipo di fratture è molto più diffuso nei bambini e nei neonati a causa della scarsa densità ossea e della maggiore esposizione a cadute. Negli adulti, invece, che hanno raggiunto una struttura ossea solida, la forza necessaria a rompere l’osso è maggiore e quindi la frequenza delle fratture di clavicola diminuisce.
Raramente la causa di frattura non è traumatica ma patologica, ad esempio in pazienti oncologici con metastasi ossee.
Le fratture di clavicola vengono classificate in base alla sede di frattura, al numero e alla tipologia di frammenti, e all’integrità o meno dei tessuti che la ricoprono. Nello specifico:
La clavicola fratturata causa:
La diagnosi avviene per mezzo di un esame clinico e di indagini diagnostiche strumentali.
Nell’esame clinico lo specialista raccoglie le informazioni su come è avvenuto il trauma ed esegue una valutazione visiva, palpatoria e funzionale della spalla.
Durante la visita l’ortopedico dovrà escludere eventuali compromissioni delle strutture sottostanti alla clavicola come vasi sanguigni e nervi.
Per la conferma della diagnosi di frattura di clavicola è necessaria una radiografia che ne descriverà le caratteristiche.
Nel periodo immediatamente successivo al trauma e precedente alla diagnosi, è necessario immobilizzare la zona e tenere sotto controllo dolore e infiammazione con ghiaccio e terapia antalgica.
In base alla tipologia di frattura il trattamento può essere conservativo o chirurgico.
Nel caso di frattura composta i i segmenti della clavicola possono consolidarsi allineati senza dover ricorrere alla chirurgia. Tale condizione prevede un periodo di immobilizzazione, di circa 20/30 giorni, che permette alla frattura di saldarsi costruendo il callo osseo. Al paziente viene
prescritto un tutore o un bendaggio per sostenere il braccio ed evitare movimenti che potrebbero causare la scomposizione della frattura. Se necessario, per alleviare il dolore si può ricorrere alla somministrazione di antidolorifici. Una volta saldata la frattura e rimosso il contenimento, il paziente dovrà iniziare la riabilitazione per recuperare articolarità, forza e funzionalità dell’arto.
Quando la frattura di clavicola è scomposta o esposta diventa necessario intervenire chirurgicamente per allineare i segmenti, tramite placche e viti (a stabilità angolare) o cerchiaggio, durante il periodo di guarigione della frattura. L’intervento prevede un taglio longitudinale di qualche centimetro in modo da avere una buona visione per il riallineamento della clavicola. In seguito al paziente verrà prescritto un tutore per il tempo necessario alla guarigione dell’osso e dei tessuti. Solitamente placca e viti sono in titanio e ben tollerate dal paziente in alcuni casi diventa necessario rimuoverli ma solo dopo almeno otto mesi dall’intervento.
Dopo la fase di immobilizzazione per poter recuperare completamente il paziente dovrà seguire un percorso riabilitativo.
È fondamentale iniziare la fisioterapia appena possibile.
La prima fase ha come obiettivo il controllo del dolore e il recupero della completa articolarità della spalla tramite terapia manuale e mobilizzazioni passive o attivo-assistite.
Nella seconda fase si lavora per recuperare la forza con esercizi attivi per la cuffia dei rotatori e gli stabilizzatori della scapola. Gli esercizi verranno eseguiti con intensità e carico sempre maggiori.
La terza fase sarà volta a rendere funzionale il complesso articolare con esercizi globali e propriocettivi.
In ultima battuta si deve provvedere al recupero del gesto sportivo o lavorativo del paziente e alla riatletizzazione, affiancati da personal trainar specializzati.
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