Nel tempo ci siamo abituati a fare affidamento a dispositivi di tracciamento della nostra attività fisica.
A prescindere dallo sport, abbiamo avuto sempre più bisogno di oggettivare i nostri miglioramenti di performance sportiva. Monitoriamo le nostre prestazioni con dispositivi di sempre più alto livello, che registrano la nostra frequenza cardiaca, i chilometri percorsi, il ritmo, le calorie e il tempo. Questi dispositivi ci permettono di costruire i nostri programmi di allenamento e mantengono traccia dei nostri progressi. Ci alleniamo quindi per migliorare le nostre capacità di resistenza, forza e velocità.
Come testare la forma fisica? I test di screening
Ma come possiamo testare la nostra forma fisica, la nostra forza, la nostra postura e mantenere in salute il nostro sistema muscolo scheletrico quando pratichiamo sport?
Utilizziamo test di screening specifici, disegnati per l’atleta, rispetto allo sport e al gesto specifico richiesto.
Ma cosa significa screening?
In medicina lo screening è volto a mappare condizioni non ancora riconosciute o marcatori di rischio.
Abbiamo disegnato protocolli di valutazione specifica per l’atleta, costruiti appositamente tenendo in considerazione lo sport, il ruolo, le caratteristiche specifiche e gli obiettivi dell’atleta a lungo termine.
Con i test di screening vengono valutate le caratteristiche specifiche dell’atleta.
Si testano la forza massimale, la potenza nel salto, le mobilità delle articolazioni, si studia l’appoggio plantare, la simmetria di forza e le asimmetrie posturali tra un lato e l’altro del corpo, piuttosto che tra l’arto inferiore destro e l’arto inferiore sinistro e/o l’arto superiore destro e l’arto superiore sinistro.
Sono proprio tali asimmetrie che possono rappresentare, nel tempo, se sottovalutate, un fattore di rischio importante per gli infortuni muscolari, che sappiamo essere una delle maggiori e più frequenti cause di stop dell’attività fisica e che, se trascurate o curate male, possono tenerci fuori dai giochi per un tempo maggiore di quello atteso.
Ogni sport necessita di uno screening sport specifico, questo perché il task motorio, il gesto sportivo e le capacità richieste da un tipo di sport sono diverse l’uno dall’altro.
Rilevare questi parametri, attraverso i mezzi di screening sport specifico, permette allo staff medico e all’atleta di ottimizzare l’allenamento, il carico, e di poter lavorare con precisione sulla prevenzione del rischio di infortuni.
Quali obiettivi ha lo screening?
Principalmente i test di screening sono uno strumento con una duplice funzione.
Il primo obiettivo dei test di screening è la prevenzione.
L’utilizzo dello screening permette di rilevare precocemente deficit e/o asimmetrie posturali e di forza.
L’interpretazione di un report di screening muscolo-scheletrico consente di costruire programmi di prevenzione personalizzati e specifici, disegnati sull’atleta, fondamentali per prevenire lesioni, infortuni o fastidi.
Difatti, erroneamente pensiamo che sopportare il dolore sia giusto, o che sia normale giocare con il mal di schiena. Lo sport è benessere e, in quanto tale, non deve essere collegato a sensazioni spiacevoli di dolore e fastidi prolungati quindi:
NO, non è normale avere mal di schiena quando pratichiamo sport.
NO, non è normale soffrire di fastidi ricorrenti durante o dopo la pratica sportiva.
Il secondo obiettivo dei test di screening è funzionare da “benchmark”, un riferimento che descrive le condizioni fisiche di partenza dell’atleta, da confrontare con le misurazioni successive.
È importante conoscere lo stato e la condizione di un atleta a tempo 0, senza infortuni e con un’ottimale forma fisica e, in seguito, confrontarli con una valutazione a un tempo diverso avendo un riferimento per ritornare alla performance iniziale.
Ciò significa che, qualora ci fosse un infortunio e/o un cambiamento nella prestazione fisica di quell’atleta, lo staff medico e l’atleta stesso possiedono un riferimento oggettivo per il miglioramento della performance e in generale delle condizioni di salute e delle condizioni fisiche.
Facciamo l’esempio di un atleta che, durante una partita, atterrando da un salto appoggia male il piede a terra. Non ci sono lesioni gravi, ma viene diagnosticata una distorsione di caviglia che deve essere gestita con carico graduale.
Le condizioni dell’atleta, per mancanza di allenamento a seguito del trauma, peggiorano, non potrà allenarsi con la squadra per qualche settimana e dovrà diminuire il carico in generale per guarire al meglio.
Lo aspettano alcune settimane di stop dall’attività sportiva per permettere a quell’articolazione di poter sopportare nuovamente un carico normale, senza dolore o gonfiore.
Uno screening effettuato prima di un trauma, permette di essere a conoscenza delle condizioni dell’atleta prima dell’infortunio e consente di costruire, insieme all’atleta, un programma di allenamento, in base alle attività che potrà e riuscirà a svolgere, al fine di non abbassare il condizionamento aerobico, motorio e fisico.
conclusioni
La riabilitazione e la riatletizzazione avranno il compito, partendo da quei risultati iniziali dello screening, di riportare l’atleta alle condizioni pre-screening e puntare a superarle ottimizzando la sua performance.
Lo screening è uno strumento prezioso per gli atleti e ha lo scopo di salvaguardare la partecipazione allo sport che tanto ci piace, che ci fa bene e ci fa vivere più a lungo.